
19 Apr IN FLESH AND BONES: Whitman, the Voice of America (parte seconda)
E a proposito O Captain! My Captain!, che Walt Whitman scrisse dopo la morte di Abraham Lincoln, ecco qui colui che ancora nel 1956 poteva dire: «I saw John Wilkes Booth shoot Abraham Lincoln, April 14, 1865», ovvero l’ultimo testimone oculare allora ancora vivente dell’assassinio di Lincoln:
Sullo stesso filone dei sopravvissuti alla Guerra di secessione, ecco qui un rarissimo filmato degli anni Trenta dello scorso secolo (Library of Congress), in cui durante una celebrazione gli anziani reduci si fanno uno a uno davanti al microfono per ripetere un’ultima volta la loro versione del terribile grido dei “ribelli” Confederati:
Mentre qui, per par condicio, vediamo Albert Woolson, l’ultimo veterano ufficiale per gli Unionisti della Guerra civile morto nel 1956:
Quanto poi a Whitman e il cinema… Ecco un rarissimo cortometraggio muto (The Museum of Modern Art, New York, Film Library), dal titolo Manhatta, ispirato esplicitamente a Foglie d’erba di Walt Whitman e realizzato da Paul Strand e Charles Sheeler, famosi fotografi statunitensi, riconosciuti come tra i fondatori del modernismo americano.
E per congedarci, Children of Adam, iii, I Sing the Body Electric, del compositore americano Mason Bates, eseguiti dalla Orchestra e Coro della Richmond Symphony, sotto la direzione di Steven Smith.
Infine “L’America di Walt Whitman raccontata da Mario Corona, di Rai Radio 3, una conversazione tutta d’ascoltare.
A cura di Livio Crescenzi e Marta Viazzoli