42.90 €
Il 1892 fu per Giuseppe Verdi un anno di grande importanza non tanto per la dimensione personale e privata che si svolse sostanzialmente in linea con il metabolismo esistenziale che contraddistingueva da sempre la vita del Maestro ma, soprattutto, per la dimensione artistica. In quell’anno infatti egli portò a compimento la composizione dell’ultimo dei suoi capolavori melodrammatici: Falstaff. La documentazione afferente all’esperienza compositiva, direttamente e/o indirettamente, prevale all’interno di questo carteggio. Le esperienze quotidiane, le relazionalità e gli interessi culturali ed economici (la campagna, l’economia domestica, il divenire dei teatri, della musica e dell’impresariato) si presentano sostanzialmente come “contrappunti” a un’esistenza proiettata verso l’atto creativo.
L’editore Giulio Ricordi si ripresenta in queste lettere come uomo garbato ma al tempo stesso deciso quanto a finalità e obiettivi del proprio agire che seppe porsi con umiltà e fraterno affetto in atteggiamento empatico verso il compositore attraverso un dire e un dirsi articolato e puntuale di persona dotata di finezza psicologica, di uomo che vuol convincere con assunti e/o con silenzi. Compaiono con vario ruolo e rilevanza, altre figure che hanno avuto uno spazio significativo lungo tutta l’esistenza dei principali protagonisti: le rispettive consorti (Giuseppina Strepponi e Giuditta Brivio), il dipendente Eugenio Tornaghi, gli amici e/o collaboratori (Arrigo Boito, Giuseppe De Amicis, ecc.) e numerosi cantanti (Victor Maurel, Giuseppina Pasqua, Emma Zilli, ecc.). I documenti presentati in questa pubblicazione sono di ampia latitudine e come tali in grado di fare luce su moltissimi aspetti dell’esperienza verdiana. Essi sono fruibili a vari livelli – dall’aneddotica all’approfondimento musicologico – e ci consegnano un quadro ampio ed esaustivo di quel ‘magico anno’ 1892.
PAGINE: 459