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Al momento della sua uscita questo libro giunge a colmare un vuoto. Come diventare un lupo mannaro è ciò che per i vampiri è il Dracula di Bram Stoker: un libro di riferimento. Inoltre è sicuramente un buon manuale su come si costruisce un racconto dell’orrore, che nella sua forma originaria è un genere popolare, proletario e, in fin dei conti, ottimista. Come ogni buona storia d’orrore questo libro fa paura, poi tranquillizza, e poi fa paura ancora. Il lupo mannaro, a differenza dell’aristocratico vampiro, ha tutte le caratteristiche del mostro popolare. La sua bestialità raffigura un aspetto dell’uomo che è presente in tutti noi. Per questo i veri protagonisti di questo libro sono gli uomini aggrediti dal licantropo.
Sono loro i veri ‘mostri’: una madre, troppo vanitosa e priva di ogni scrupolo di coscienza che, inseguita dai lupi non esita a gettare i figli nella neve. Un uomo che non crede per niente al soprannaturale ma si beve tutto quello che gli racconta la donna che ama. Lei lo ingannerà e gettandolo nelle fauci di un lupo mannaro, gli dirà: “Così adesso non crederai più alle donne, ma almeno crederai nei
lupi mannari”.
Spesso, scrive O’Donnell, ci è impossibile reprimere la nostra bestialità: lupi mannari una volta, lupi mannari per sempre.
| Quindi preparò un intruglio composto dai seguenti ingredienti: 4 grammi di zolfo, 12 grammi di oppio, 1 grammo di iperico, 1 grammo di ammoniaca, 1 grammo di canfora. Lo mise nella pentola piena d’acqua, aggiungendo un pezzo di radice di mandragora, un serpente vivo, due rospi vivi chiusi in un sacchetto di tela, e un fungo. | E.O.
TRADUZIONE E POSTFAZIONE: Nicola Manuppelli
REVISONE: Noemi Cuffia
PAGINE: 204