12.00 €
Ci viene presentata l’analisi letteraria di tredici successi di Fabrizio De André: Nuvole barocche, La canzone di Marinella, La guerra di Piero, La città vecchia, Bocca di rosa, Il Pescatore, Maria nella bottega di un falegname, Il testamento di Tito, Un giudice, Giugno ’73, Amico fragile, Andrea e Smisurata preghiera.
De André non amava essere definito poeta. E questo non per una sorta di malcelata ritrosia quanto piuttosto per la sua profonda sensibilità nei confronti della parola, della metrica, della lingua (anche quando si chiama dialetto) e, dunque, per il rispetto quasi religioso che aveva nei confronti della scrittura poetica, anche se non coglieva il plauso di Ungaretti o dell’intellighenzia del tempo. Nondimeno, basta leggere il testo del primo successo di De André, La canzone di Marinella (1964), per intuire subito come egli non avrebbe mai rinunciato all’intensità della parola: intensità che col passare degli anni si sarebbe trasformata in una vera e propria autonomia, fino a costruire un “canzoniere” giocato su una straordinaria polifonia linguistica, che può continuare anche quando la musica è finita.
| Benedetto Croce diceva che fino a diciotto anni tutti scrivono poesie e che, da quell’età in poi, ci sono due categorie di persone che continuano a scrivere: i poeti e i cretini. Allora io mi sono rifugiato prudentemente nella canzone che, in quanto forma d’arte mista, mi consente scappatoie non indifferenti, là dove manca l’esuberanza creativa”. | Fabrizio De André
GLI AUTORI
I ragazzi della classe 3ª Liceo Classico 2012-13
Fausto Cremona Docente di Italiano e Latino
Marilena Sassi Docente di Storia dell’arte