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I racconti di Pittsburgh ci presentano una Willa Cather più urbana, che – come una specie di Balzac al femminile – dipinge una città industriale, grigia e triste a cui a volte fa da contrasto una New York ricca e culturalmente vitale. Là dove New York rappresenta l’ideale, la Pittsburgh di Willa Cather è la realtà, il sogno infranto, il soffocamento delle diversità. Con una scrittura precisa, netta e al tempo stesso elusiva ed evocativa, Cather ci racconta l’intimità che si confronta con l’acciaio delle fabbriche, la fragilità che combatte con il sogno del successo, il coraggio della solitudine e dell’individualità, il tema della comunione del vivere e della diversità che fiorisce in disparte.
<< Tutto ciò che voleva era lì, tangibile davanti a lui, come il mondo fatato di una pantomima di Natale, ma c’erano spiriti beffardi che montavano di guardia alle porte, e, mentre la pioggia gli soffiava sul viso, Paul si chiedeva se il suo destino non sarebbe per sempre stato quello di rimanersene là fuori a osservare ciò che desiderava tremando nella notte scura. >>
A CURA DI: Nicola Manuppelli
PAGINE: 80