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La pochette, il più piccolo degli strumenti ad arco: solo un gingillo o un vero strumento musicale?È chiaro cosa ne pensa l’Autore, che ci narra ogni dettaglio di questi veri capolavori di scultura e immaginazione, sebbene di formato tascabile… Seguendo il suo magistrale racconto, infatti, scopriamo quali straordinari testimoni le pochettes siano state delle tendenze, degli stili e dei gusti delle diverse e poche di cui sono state protagoniste. Nata come vero “strumento di lavoro” dei maestri di danza nel Seicento, la pochette è sempre stata un po’ impertinente, molto vanitosa, talvolta addirittura spregiudicata. Amava i legni e i materiali più pregiati. Ha costretto a far parlare di sé anche Molière. Si è servita del genio di Stradivari. Non ha avuto timore dell’avventura, come ci racconta Chateaubriand, che vide con i suoi occhi gli indiani Irochesi danzare alla scuola del signor Violete della sua pochette, nelle foreste vergini del Nuovo Mondo. Ha affascinato i collezionisti. Si è trasformata in bastone da passeggio o inventaglio…Nelle mani del grande clown Grock, vanitosa com’è sempre stata, non ha disdegnato neanche le luci rutilanti del circo e in fine… Come in ogni bel romanzo che si rispetti, infine, non si è tirata in dietro nemmeno davanti al… rififi. Ha lasciato, infatti, che venisse falsificata, copiata, contraffatta, pur di abbindolare qualche collezionista, accecato dalla passione. Tutto questo racconta l’Autore, e molto altro ancora, grazie alla sua vasta conoscenza e alla sua esperienza diretta come liutaio, con il garbo e l’amabilità che gli sono proprie che la materia richiede. La Pochette du Maître à Danser, dunque, di nuovo si affaccia sulla scena.
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