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In un avamposto nella sconfinata prateria, fra le baracche dei pionieri, in un luogo in cui l’evento più importante è l’arrivo della posta settimanale, giunge una donna sposata e bellissima. Colpisce tutti per il suo aspetto e per un’inquietudine femminile nello sguardo e nei movimenti che non sfugge al bellimbusto del luogo, un agente immobiliare che si occupa delle concessioni fondiarie. Il marito della donna, proprio come un dottor Bovary, è un inetto, a cui tutto va per il verso sbagliato.
Questo il nucleo di una Madame Bovary della prateria, con un finale però inaspettato e lontano dal puritanesimo brusco e spiccio dei pionieri.
A questo racconto si abbina Una madre pioniere, un sentito ritratto di una madre – dalla “voce cristallina da soprano” che si alzava durante i cori domenicali – nelle parole del figlio.
| Tutt’intorno s’era levato un ruggito tumultuoso, soffuso, impetuoso, bisbigliante, unito a un vago rumore, un sibilo, un fruscio come il passaggio di misteriose creature alate e invisibili. Sentiva la sua donna tremare per il freddo, ma lei non pronunciò più alcuna parola di lamento. | H. G.
A CURA DI: Livio Crescenzi e Marta Viazzoli
PAGINE: 124