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Celebrati da Andre Dubus, Richard Ford e Richard Yates, ognuno di questi racconti – unici e non assimilabili – contiene mondi interi, abitati da donne e uomini, sorelle e figlie, padri e madri distanti, persone alle quali la maggior parte di noi non presterebbe attenzione, che nelle mani dell’autrice prendono vita e spessore. Unico filo conduttore un’inevitabile inquietudine che il lettore prova nella lettura e lo squisito disagio che rimane alla fine. Gina Berriault aveva il dono di saper attingere alle emozioni dell’amore, della speranza e del dolore, tanto da renderle palpabili. “Alcuni racconti brevi – sosteneva – sono vicini alla poesia: poche parole che catturano l’essenza di una situazione e di un essere umano. Nient’altro che il tentativo di fissare un momento in eterno.”
| La domenica calava polverosa e pesante su quei tetti piatti e loro rimanevano lì ad amarsi, poi dormivano con le coperte buttate ai piedi del letto. A turno preparavano qualcosa da mangiare e quando lei era accanto ai fornelli, nuda nell’oscurità, lui le diceva: “Vieni qui, lascia perdere il resto.” Quelle domeniche risalivano al primo anno; poi lui aveva iniziato a uscire senza di lei.| G. B.
TRADUZIONE DI: Francesca Cosi e Alessandra Repossi
PAGINE: 208