Il teatro dell’azione è il Beit Haam, la Casa del Popolo di Gerusalemme, un edificio niente affatto imponente che, in origine, comprendeva una sala di teatro, una palestra e alcune salette per le attività culturali della municipalità. La necessità d’individuare un’aula giudiziaria che potesse accogliere almeno circa cinquecento persone fra giornalisti, pubblico normale e rappresentanti del corpo diplomatico, fece sì che il teatro fu trasformato in aula di tribunale e la palestra in sala stampa. L’esigenza della massima sicurezza fu una delle maggiori preoccupazioni delle autorità israeliane. La cella del detenuto Eichmann si trovava all’ultimo piano del Beit Haam, dove l’imputato era stato trasferito qualche giorno prima dell’apertura del processo, a bordo di un’autoambulanza scortata da forze di polizia, dal carcere di Yiar, nei pressi di Haifa, dov’era stato rinchiuso dal giorno del suo arrivo in Israele.
Il cortile del Beit Haam è protetto da un’alta rete metallica, e sui tetti delle case circostanti stazionano stabilmente agenti armati di mitra della polizia confinaria. I giornalisti e le persone del pubblico devono farsi perquisire ogni giorno in uno dei dodici stanzini sistemati a questo scopo, e devono depositare al guardaroba borse e borsette, e mostrare un tesserino di riconoscimento con foto e timbri d’autorizzazione.
Dentro l’aula, i giudici siedono sul gradino più alto da cui dominano tutta la sala, mentre a un livello più basso siedono costantemente, a sinistra, due traduttori ufficiali e, a destra, gli stenografi. A sinistra, a un livello ancora più in basso, è sistemata la gabbia di cristallo a prova di colpi d’arma da fuoco, chiusa da tre lati, in cui siede l’imputato con, alle spalle, due agenti di custodia. Eichmann può comunicare con il proprio difensore solo per mezzo di cuffia e microfono…
Adolf Eichmann era nato il 19 marzo 1906 in Germania, ma era cresciuto a Linz, in Austria, dove la sua famiglia si era trasferita. Non avendo portato a termine gli studi superiori, ben presto iniziò a lavorare prima come commesso viaggiatore per un’azienda austriaca. Nel 1932 aveva aderito al partito Nazionalsocialista austriaco e alle SS, e nel 1933 era di nuovo tornato in Germania dove, nel 1934, era stato assegnato all’Ufficio centrale dei servizi di sicurezza a Berlino occupandosi sin da subito della “questione ebraica” (censimento e controllo delle organizzazioni ebraiche nel paese e all’estero, pianificazione dell’emigrazione forzata degli Ebrei dalla Germania, ecc.). Nel 1937 aveva compiuto un viaggio ad Alessandria d’Egitto e al Cairo per verificare le reali possibilità di trasferimento degli Ebrei in Palestina e per stringere contatti con i circoli antisemiti arabi. Dopo l’annessione dell’Austria, fu trasferito a Vienna, dove diresse l’Ufficio centrale per l’emigrazione ebraica (Zentralstelle für Jüdische Auswanderung), incarico che consisteva nel costringere all’emigrazione gli Ebrei viennesi, preventivamente spogliati di tutti i loro averi. Nel 1939 era poi stato trasferito a Praga, con l’incarico di organizzare e avviare la fuga in massa degli Ebrei cecoslovacchi dal Protettorato di Boemia e Moravia. In quello stesso anno era poi stato spostato a Berlino, dove fu assegnato alla famigerata sezione ivb4 “Questioni ebraiche ed evacuazione” dello rsha, per organizzare materialmente l’espulsione dei Polacchi e degli Ebrei e il loro trasferimento nel Generalgouvernement. In veste di responsabile di quella sezione, Eichmann aveva lavorato a contatto con gli uffici delle ferrovie del Reich e del Generalgouvernement maturando esperienze nell’organizzazione del trasporto di massa “all’est”.
L’invasione dell’Urss, avvenuta il 22 giugno 1941, e la decisione, maturata preventivamente, di dare il via allo sterminio di tutti gli Ebrei, segnarono una svolta decisiva nell’attività di Eichmann. Grazie ai rapporti delle Einsatzgruppen che venivano inviati per conoscenza anche a lui, Eichmann conosceva perfettamente i massacri sistematici compiuti da quelle unità speciali. Inoltre durante i suoi viaggi, aveva avuto modo di assistere personalmente alle fucilazioni di massa e all’uso di camere a gas mobili, introdotte nel dicembre 1941 e operate da un reparto speciale delle SS a Kulmhof (Chelmno) nel Wartheland, per sopprimere un gruppo di Ebrei polacchi, provenienti soprattutto dal ghetto di Litzmannstadt (Lodz). Dopo la conferenza di Wannsee, il convegno cui parteciparono alte autorità del Reich, in cui venne deciso come attuare la “soluzione finale della questione ebraica” (Enlösung der Judenfrage), incontro che si tenne il 20 gennaio 1942 sulle rive del lago Wannsee a Berlino, e al quale lui stesso aveva partecipato in veste di segretario, Eichmann curò la meticolosa elaborazione dei trasporti ferroviari di deportazione, e contribuì al perfetto funzionamento della macchina dello sterminio nei lager di Auschwitz e della Polonia orientale (Belzec, Sobibor, Treblinka), occupandosi inoltre anche di decisioni relative a singoli casi individuali. In ragione dei suoi incarichi strategici, Eichmann si era recato più e più volte in quasi tutti i paesi e territori occupati: Cecoslovacchia, Francia, Belgio e Paesi Bassi, Danimarca, ecc., e arrivò a istituire una sua centrale operativa a Budapest, per la deportazione ad Auschwitz degli Ebrei dell’Ungheria.
Al processo di Norimberga contro i principali criminali di guerra (1945-46), il suo nome era emerso più volte, ma si pensava che fosse morto verso la fine della Guerra. In realtà, nel maggio 1945, Eichmann era riuscito a far perdere le proprie tracce, per poi trasferirsi in Argentina (1950), attraverso l’Austria e l’Italia, dove a Genova si era imbarcato per Buenos Aires con un passaporto falso, intestato a Ricardo Klement, e dove due anni dopo fu raggiunto dalla moglie e dai figli. Eichmann lavorava in uno stabilimento della Mercedes di Buenos Aires e abitava in un quartiere periferico della capitale quando fu individuato dai servizi segreti israeliani. Rapito l’11 maggio 1960, il 20 maggio, a bordo di un aereo, fu portato illegalmente in Israele per essere processato.
Dal momento che in Israele non si trovava nessun avvocato disposto ad assumerne la difesa, il Parlamento creò le premesse per la presenza di un avvocato straniero, incarico per il quale si offrì Robert Servatius di Colonia (cfr. p. 15, n. 4).
Il dibattimento davanti alla Corte distrettuale di Gerusalemme durò dal 10 aprile fino al 14 agosto 1961. L’11-12 dicembre i giudici emisero il verdetto di colpevolezza e tre giorni dopo pronunciarono la sentenza che prevedeva la pena capitale. Il processo d’appello, celebrato presso la Suprema Corte di giustizia dal 22 al 29 marzo 1962, non comportò una revisione della sentenza. Il 31 maggio 1962, essendo stata rifiutata la domanda di grazia, Eichmann fu impiccato in una prigione a Ramia, in Israele. Come prescriveva il verdetto, il suo cadavere fu bruciato e le sue ceneri vennero disperse da una motovedetta israeliana nel Mar Mediterraneo al di fuori delle acque territoriali israeliane.