
30 Gen Vasi rotti / Andre Dubus (incipit)
Durante il nostro primo anno in New England abitavamo in una casa molto vecchia nel New Hampshire meridionale. Il padrone di casa voleva qualcuno che occupasse l’abitazione mentre si trovava fuori dallo stato per lavoro. L’affitto era di cento dollari al mese; la casa, completamente arredata, aveva sette caminetti (di cui due funzionanti) e una piscina nel cortile. C’erano trenta ettari di terra, in gran parte boscosa, a eccezione di un lungo prato, sufficientemente in pendenza per poterci andare in slitta. C’erano anche tre cani, otto pecore, un roseto, e un custode, che chiamerò Jim: un uomo sui trent’anni, che viveva in città, dove faceva altri lavoretti e veniva spesso a casa nostra a controllare il prato, la pompa della piscina, le pecore e le rose. La proprietaria della casa voleva che le rose fossero a posto al suo ritorno alla fine di quell’anno di assenza, e lo stesso valeva per il padrone di casa con le pecore. Erano otto grosse pecore e le aveva cresciute lui stesso. Stavano chiuse dentro una recinzione di filo metallico che occupava gran parte del prato. C’era anche un capanno, dove le bestie dormivano, e tutto quel che dovevamo fare era assicurarci che non riuscissero a oltrepassare la recinzione; se ciò fosse avvenuto, avremmo dovuto prenderle e rimetterle nel terreno recintato. Era la prima volta che mi capitava di avere a che fare con delle pecore. Da ragazzo, le pecore per me erano state quelle che vedevo nei film western; i pastori coi loro greggi che interferivano con il bestiame dell’eroe; oppure il cattivo di turno che vantava una sua personale idea dello ius pascendi a spese degli sforzi dell’eroe per allevare le proprie pecore. E
poi c’era l’immagine di Cristo, che ci chiamava il suo gregge, le sue pecore; spesso era ritratto con un agnello in braccio, e il suo viso era tenero e amorevole. Così, ero cresciuto in balia di questi sentimenti, con l’idea di provare anch’io le stesse cose. Eravamo pecore, dolci e adorabili. Ma dopo qualche settimana in quella casa nel New Hampshire, capii che l’analogia di Cristo aveva tutto un altro significato. La verità era che eravamo bestie stupide e indifese; e che senza controllo, avremmo finito per distruggerci con le nostre mani come folli.
traduzione di Nicola Manuppelli